Rufus Wainwright @ Parma, 6 Novembre 2015
- Scritto da Enrico Tallarini

La rassegna musicale emiliana, dopo aver ospitato, tra gli altri, Notwist, Ulver, Arto Lindsay e Bombino, arriva quest'anno a spegnere nove candeline festeggiando con due importanti esclusive nazionali: Rufus Wainwright e Calexico, confermandosi come uno dei Festival più interessanti e curati della Penisola.
Sono le venti e trenta, e puntuali si spengono le luci su un Teatro pieno ma non sold out, che applaude l'ingresso in scena di Guido Maria Grillo, musicista e cantautore dall'influenza Buckleiana che scalderà la platea con una manciata di canzoni chitarra e voce.
Ventuno in punto e tocca all'eleganza di Rufus Wainwright entrare in scena tra gli applausi, davanti a una scenografia minimale con solo un pianoforte, uno sgabello e una chitarra acustica. Il musicista canadese si siede al piano e attacca con una versione da brividi di “Montauk”, a dimostrare una classe, una voce e una padronanza di palco e strumenti pressochè totale.
Tra canzoni al pianoforte e pezzi alla chitarra, gag e continui apprezzamenti alla bellezza del Teatro Regio, volano via due ore di set, alle prese con un grande performer e con una voce che lascia senza fiato.
In scaletta anche “Jericho”, “Going To A Town”, “Vibrate”, “Out Of The Game”, “Want”, “The Art Teacher”, per centoventi minuti di un live intimo e vibrante, divertenti siparietti e qualche parola sulla difficile situazione per i gay in Italia, poco prima dell'anthem “Gay Messiah”, a invocare quella parità di diritti che ogni Paese democratico dovrebbe garantire.
A rendere ancora più unica la serata, arriva anche l'interpretazione di un brano da “La Traviata” di Giuseppe Verdi, realizzato appositamente per l'occasione e salutato con un lungo applauso.
Il tempo di due bis, una “Hallelujah” di Leonard Cohen da brividi e un'intensa “Foolish Love” chiudono una serata da incorniciare.
Un grazie a Rufus Wainwright, certo, ma anche ai ragazzi del Barezzi Festival, che sono riusciti, ancora una volta, a far coesistere, in un teatro così prestigioso, passato, presente e futuro.
Chapeau.