Favole per bambini molto stanchi (Dente)
- Scritto da Anita Magnani

Chi già ama i testi delle canzoni di Giuseppe Peveri (in arte Dente - specifico solo per mia mamma, per dirla alla Zerocalcare), ritroverà in questa raccolta strampalata, di universi vagabondi e finali imprevedibili, l’allure burlesco dei suoi primi due album.
Favoline e filastrocche paradossali, a tratti irriverenti, spesso burlone e ridanciane, si alternano a microcosmi in cui vigono leggi a testa in giù. Favole da borsetta, “Favole per bambini molto stanchi”, che si addormentano velocemente, dove si rincorrono battute, giochi di parole, doppi sensi, rebus, e ossimori, che si perdono nel bianco del foglio, sempre troppo grande. Una manciata di parole: non serve altro per raccontare una storia dall’inizio alla fine, e spesso nemmeno serve una storia. Basta creare un’atmosfera giocosa, scombinare le lettere e vedere che succede.

Peccato però che il gioco non riesca a reggere le 250 pagine e si esautori per eccessivo stato di ebbrezza. Ma è quello che succede quando un meccanismo viene portato oltre l’iperbole. Forse più illustrazioni avrebbero aiutato. Sono rimasta infatti delusa dalla penuria di disegni, tra l’altro bellissimi e tra l’altro per mano dell’illustratore Franco Matticchio, a cui rimane il ruolo di demarcazione dei confini tra i vari capitoli. Dente riesce però a fare due cose che lo riscattano dal suo delirio di onnipotenza: pulire finalmente la poesia (perché di poesie più che di favole si tratta) dall’aurea mistico-romantica che la contraddistingue e riabilitare la parola fine.
Tra favole che non si capiscono, favole tristi, favole d’amore, favole con dentro la morale, favole con dentro le parole, favole cattive e favole buone, Dente ci fa tornare un po’ bambini, al tempo in cui le parole avevano significati illogici e incomprensibili e non si prendevano troppo sul serio. Certo c’è da dire che questo ragionamento possiamo comprenderlo solo una volta cresciuti, per cui probabilmente i “bambini molto stanchi” a cui sono dedicate queste favole siamo noi adulti (che infatti, a differenza dei bambini che non smetterebbero mai di sentirsi raccontare una storia, crolliamo sul divano dopo tre righe di lettura).

Quasi un “Esercizi di stile” di Raymond Quaneau. Quasi. Fine.
P.S.: Non vorrei mai trovarmi contro Dente a Scarabeo.
Info libro:
Scritto da: Dente
Edito da: Bompiani
2015
251 pagine